La definizione ‘i dolci della domenica’ è un’espressione golosa già nella pronuncia e racchiude tutti quei dolci nati e diffusi lungo il territorio partenopeo, piacevolissime presenze nei banconi delle pasticcerie e poi sulle tavole dei cittadini napoletani nel giorno che chiude ogni settimana. Tra i dolci tipici di questo simpatico gruppo c’è sicuramente ‘a sciù, nome che si ispira alla pronuncia di choux, vale a dire la pasta di cui è fatto.
Nello specifico, la pasta choux è un impasto facile da preparare e abbastanza morbido, ma non soffice in maniera pronunciata. Le sue origini sono rinascimentali: la ricetta sarebbe nata a Firenze ed è arrivata poi in Francia, dove fu perfezionata. ‘Choux’ verrebbe da ‘cavolo’ perché nel forno la pasta si gonfia e asciuga e i ciuffi di impasto ricordano i cavolini di Bruxelles. Con questo tipo di impasto si creano i bignè e, appunto, ‘a sciù, dolce tipico napoletano di forma allungata, solitamente riempito con crema al cioccolato o al caffè (oggi presenta varie versioni, tipo con crema alla banana, alla nocciola, al pistacchio) e con uno strato della medesima crema presente all’interno spalmato lungo tutto l’esterno.
Presso la Pasticceria dei Fratelli Tommasecchia, ubicata a Napoli nel quartiere Pignasecca in Via Basilio Puoti, la pasta choux si trasforma in un dolce che fa parte da tempo della tradizione napoletana: il fungo. Questo dolce a ben vedere è l’unione proprio delle forme di sciù e bignè, che legandosi a loro volta creano la sagoma di un fungo disteso. Nella parte sciù non c’è però la crema alla parte esterna, ma una piacevole spolverata di cacao fa sentire tutto il suo gusto quando lo si porta alle labbra. La testa ha la forma di un grande bignè e presenta un vuoto interno da riempire di crema. La particolarità nello specifico del dolce della Pasticceria Tommasecchia, nata nel 1983, è l’uso di due creme differenti, presenti in generose quantità: la testa è piena di golosa crema al cioccolato, mentre il corpo presenta una squisita crema alla nocciola. Iniziare a mangiarlo dalla testa o dal corpo è solo questione di scelte personali, quel che è certo è che il dolce fungo dei fratelli Tommasecchia va assaporato con gioia e allieta non solo la domenica ma ogni altro momento in cui si ha l’occasione di provarlo.
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